6° Criterio/fattore di qualità – APPROPRIATEZZA CLINICA E SICUREZZA
“L’efficacia, l’appropriatezza, la sicurezza sono elementi essenziali per la qualità delle cure e debbono essere monitorati”
Per corrispondere a tale criterio, ogni struttura che eroga prestazioni in regime ospedaliero dovrà documentare che siano soddisfatti i requisiti che evidenziano:
·
Approccio
alla pratica
clinica secondo evidenze
·
Promozione
della sicurezza e gestione dei
rischi
·
Programma
per la gestione del rischio clinico e modalità di gestione degli eventi
avversi
·
Strategie
sistematiche di comunicazione, formazione e sviluppo di
competenze
|
SI |
NO |
Parzialmente |
Non
pertinente |
|
Fattore/ criterio 6 |
L’efficacia, l’appropriatezza,
la sicurezza sono elementi essenziali per la qualità delle cure e
debbono essere
monitorati |
X |
|
|
|
Requisito 6.1 |
Approccio alla pratica clinica
secondo evidenze scientifiche |
X |
|
|
|
Campo d’applicazione |
Intera struttura sanitaria e singola
Unità Operativa Complessa |
X |
|
|
|
Fase 1:
Documenti di indirizzo e pianificazione |
a)
La Direzione ha
definito, formalizzato e diffuso protocolli, linee guida e/o
percorsi di cura/assistenza condivisi e formulati secondo i principi
della Evidence Based Medicine e predisposti in maniera
integrata tra le strutture
organizzative. |
X |
|
|
|
|
·
Vi è evidenza
della messa in atto di
protocolli, linee guida
e/o percorsi di cura/assistenza condivisi e formulati secondo i
principi della
Evidence Based Medicine per lo svolgimento
delle attività più
rilevanti per rischio,
frequenza e costo, per gestire le evenienze
cliniche più frequenti e
di maggiore gravità; |
X
X
X
X
|
|
|
|
Fase
2:
Implementazione |
·
vi
è evidenza
dell’accessibilità
al personale
di regolamenti
interni, di protocolli, linee guida e/o percorsi di cura/assistenza;
·
vi è
evidenza dell’implementazione di tutte le buone pratiche regionali e
delle raccomandazioni
ministeriali di pertinenza; |
||||
|
·
vi
è
evidenza
del
coinvolgimento del personale nell’implementazione e
nell’applicazione dei protocolli, linee guida e/o percorsi di
cura/assistenza, attraverso la diffusione delle conoscenze
necessarie alla loro attuazione e la formazione specifica sui
protocolli di
assistenza ad esse correlati. |
||||
Fase
3:
Monitoraggio |
·
Vi è
evidenza del monitoraggio e
della
valutazione:
·
dell’efficacia
e
dell’appropriatezza
delle prestazioni
e del
setting
assistenziale da
parte dei
professionisti sanitari e
della
Direzione;
·
dell’applicazione
dei protocolli, linee guida e/o percorsi di
cura/assistenza;
·
dell’applicazione delle
buone pratiche e delle
raccomandazioni
ministeriali. |
X
X
X |
|
|
|
|
·
In
ciascuna
Unità Operativa
Complessa vi
è evidenza
dello svolgimento
di audit multidisciplinari e/o multi professionali e sistematici per
confrontare la pratica corrente con
le linee guida basate
sulle evidenze, i protocolli e i percorsi di cura/assistenza
definiti dall’organizzazione. I risultati dell’audit vengono
comunicati al personale;
·
vi è evidenza
della rivalutazione e dell’aggiornamento periodico
dei regolamenti
interni, di
protocolli,
linee
guida e/o percorsi
di
cura/assistenza sulla
base
delle
evidenze
cliniche disponibili. |
X
X |
|
|
|
Fase
4:
Miglioramento
della qualità |
a)
Sulla base
delle analisi effettuate
e delle criticità
riscontrate, la Direzione e i singoli dirigenti effettuano una
valutazione delle
priorità ed individuano e implementano specifiche azioni per il
miglioramento
dell’approccio alla pratica
clinica secondo evidenze scientifiche e l’appropriatezza
delle prestazioni;
controllano, inoltre,
l’efficacia delle azioni di
miglioramento intraprese
(vedi
requisito 7.1). |
X |
|
|
|
Fattore/ criterio 6 |
L’efficacia, la
appropriatezza, la sicurezza sono elementi
essenziali per la qualità
delle cure e debbono essere monitorati |
X |
|
|
|
Requisito 6.2 |
L’organizzazione assicura la promozione della sicurezza e la
gestione dei rischi |
X |
|
|
|
Campo d’applicazione |
Intera struttura sanitaria e singola
Unità Operativa Complessa |
X |
|
|
|
Fase 1:
Documenti di indirizzo e pianificazione |
·
L’organizzazione
ha istituito un organismo aziendale deputato alla lotta alle
infezioni ospedaliere e ha
definito formalizzato e diffuso il programma di prevenzione e
riduzione delle
infezioni associate all’assistenza sanitaria basato
sulle attuali conoscenze
scientifiche, sulle linee
guida della
pratica comunemente accettate (ad esempio
linee guida dell’OMS
sull’igiene
delle mani e altre
linee guida), sulla
legislazione e la normativa vigenti in
materia e sugli standard
di igiene e pulizia
pubblicati da enti locali o
nazionali.
Il
programma di
prevenzione e
riduzione
delle infezioni
associate all’assistenza sanitaria prevede lo stanziamento di
risorse adeguate, l’uso di dispositivi e tecniche di precauzione,
l’utilizzo di procedure di isolamento,
misure
di barriera
ed
igiene
delle
mani, attività di
sorveglianza microbiologica, sanificazione, disinfezione e
sterilizzazione, lo
smaltimento dei rifiuti e degli aghi taglienti e prevede la
definizione di sistemi di reporting
delle infezioni
correlate all’assistenza;
·
l’organizzazione
ha formalizzato un organismo aziendale deputato
alla gestione del
rischio clinico ed un
piano annuale aziendale per la gestione del
rischio orientato alla
sicurezza di operatori, pazienti e ambiente, che preveda la
definizione delle
politiche per la sicurezza del paziente, le modalità per
l’identificazione e la
valutazione dei rischi,
una lista dei processi, delle
aree e dei rischi maggiori identificati,
le modalità di
comunicazione con gli stakeholder e la gestione dei relativi
contenziosi. Tale piano deve contemplare ruoli, responsabilità,
risorse impiegate, monitoraggio,
verifiche e formazione e deve essere approvato dalla
Direzione. Il piano
prevede la definizione
di obiettivi specifici e
misurabili;
·
l’organizzazione
ha definito formalizzato e diffuso protocolli,
linee guida e procedure
per la programmazione di attività di valutazione del
rischio derivante dagli
esiti inattesi dei
trattamenti;
·
è
presente ed è stato formalizzato un Piano di formazione e
aggiornamento sulla gestione del rischio
clinico e sulle modalità
di gestione degli eventi
avversi. |
X
X
X |
|
|
|
|
·
L’organizzazione
ha individuato le aree e
i processi a rischio. In
particolare sono stati messi in sicurezza i processi relativi alle
procedure invasive, all’uso di sangue ed emoderivati, alla
somministrazione dell’anestesia e
della sedazione, alla
corretta identificazione del paziente
e del sito chirurgico, alla gestione dei risultati critici di
laboratorio, alla somministrazione dei farmaci e
della profilassi
antibiotica; |
X
X
X
X
X
|
|
|
|
|
·
vi è
evidenza della messa in
atto: |
||||
Fase
2:
Implementazione |
·
del piano annuale
aziendale per la gestione del rischio, orientato alla sicurezza di
operatori, pazienti e
ambiente; |
||||
|
·
del programma di
prevenzione e riduzione delle infezioni associate all’assistenza
sanitaria
·
del sistema di
reporting delle infezioni correlate all’assistenza; |
||||
|
·
del
piano di
formazione e
aggiornamento
aziendale sulla gestione del
rischio clinico e sulle modalità
di
gestione degli eventi avversi. |
||||
|
·
Vi è evidenza del
monitoraggio e della valutazione dell’adeguatezza e
dell’efficacia del
programma di prevenzione e riduzione
delle infezioni
associate all’assistenza
sanitaria; |
X
X
X |
|
|
|
Fase
3:
Monitoraggio |
·
vi è evidenza del
monitoraggio e della valutazione dell’efficacia, almeno annuale, del
piano aziendale per la gestione
del rischio,
degli strumenti di prevenzione del rischio utilizzati,
delle attività
realizzate, degli obiettivi per la sicurezza e dei risultati
raggiunti; |
||||
|
·
vi è
evidenza del monitoraggio e
della rivalutazione
(ogni
2 anni)
delle aree di
rischio
dell’organizzazione, incluse quelle individuate dall’OMS, dei
processi e delle
procedure ad alto rischio; l’organizzazione produce e diffonde
almeno un
report annuale
sui risultati
raggiunti in
materia di rischio. |
||||
Fase
4:
Miglioramento
della qualità |
a)
Sulla base delle
analisi effettuate e delle
criticità riscontrate e sulla base
delle informazioni
derivanti dall’analisi della reportistica, la Direzione e i singoli
dirigenti effettuano una valutazione
delle priorità ed
individuano e implementano specifiche azioni per il
miglioramento
della sicurezza e
della gestione dei
rischi; controllano, inoltre, che
le azioni intraprese
abbiano raggiunto i risultati
desiderati (vedi requisito 7.1). |
X
|
|
|
|
Fattore/ criterio 6 |
L’efficacia, l’appropriatezza,
la sicurezza sono elementi
essenziali per la qualità
delle cure e debbono essere monitorati |
X |
|
|
|
Requisito 6.3 |
Programma
per la gestione del rischio clinico e modalità di gestione degli
eventi avversi |
X
|
|
|
|
Campo d’applicazione |
Intera struttura sanitaria e singola
Unità Operativa Complessa |
X |
|
|
|
Fase 1:
Documenti di indirizzo e pianificazione |
·
La
Direzione ha definito, formalizzato e
diffuso:
·
un
sistema per l’identificazione, la segnalazione e l’analisi
di: near miss, eventi avversi ed eventi sentinella;
·
modalità
e procedure
per la
comunicazione ai
pazienti e/o familiari degli eventi avversi, la gestione
dell’impatto di un evento avverso sugli operatori, la comunicazione
esterna, la
risoluzione
stragiudiziale
dei contenziosi. |
X
X |
|
|
|
|
·
Vi è evidenza
della partecipazione al flusso di segnalazione previsto dalla
normativa nazionale; |
X
X
X
X
X
X |
|
|
|
|
·
vi è evidenza
dell’identificazione dei
fattori causali e/o contribuenti degli eventi segnalati attraverso
le metodologie di analisi disponibili
in letteratura (Root
cause analysis, Audit clinico,
Significantevent audit) e azioni sistematiche di
verifica della sicurezza
(Safetywalkround) che prevedono il coinvolgimento multidisciplinare
e/o multi professionale degli operatori e la
predisposizione
in
seguito
all’indagine condotta
di piani di
azione e relativi indicatori di
monitoraggio; |
||||
Fase
2:
Implementazione |
·
vi è evidenza
dell’applicazione di linee guida, buone pratiche, raccomandazioni
ministeriali, checklist
ed altri strumenti per
la sicurezza (ad es. checklist operatoria e
la Scheda unica di
terapia); |
||||
|
·
il
personale
implementa
le
azioni previste
e codificate
dalle procedure per la
comunicazione ai pazienti e/o familiari degli eventi avversi
e per offrire l’opportuno supporto/sostegno ai pazienti/familiari,
la gestione dell’impatto di un evento avverso sugli operatori, la
comunicazione esterna, la risoluzione stragiudiziale dei
contenziosi; |
||||
|
·
vi è evidenza
dell’implementazione di metodologie sistematiche
proattive per
la
valutazione dei
rischi (almeno 1
FMEA – Failure Mode and Effect Analysis per
anno); |
||||
|
·
i
pazienti possono segnalare
incidenti o situazioni rischiose di cui sono stati testimoni. |
Fase
3:
Monitoraggio |
·
Vi è evidenza del
monitoraggio (relazione tra il
numero di eventi e le dimensioni della struttura)
dell’applicazione delle procedure di segnalazione e gestione dei
near miss, eventi
avversi ed eventi
sentinella;
·
vi è evidenza
della valutazione
dell’applicazione delle
modalità di comunicazione verso i pazienti/familiari e verso
l’esterno di un evento
avverso;
·
l’organizzazione divulga agli operatori almeno una volta l’anno i
risultati delle analisi
sulle segnalazioni
rilevate;
·
vi è evidenza del
monitoraggio dell’applicazione di linee guida, buone pratiche,
raccomandazioni, checklist ed
altri strumenti per la
sicurezza;
·
vi
è evidenza
del monitoraggio
dei piani
di azione
scaturiti dall’applicazione
delle metodologie
reattive e proattive di analisi dei
rischi. |
X
X
X
X
X
|
|
|
|
Fase
4:
Miglioramento
della qualità |
·
I dati del
monitoraggio sono utilizzati per studiare le aree target per la
gestione del rischio e vi è evidenza dell’implementazione di
cambiamenti nella
struttura e nei processi a seguito di eventi
indesiderabili;
·
vi è evidenza
della valutazione
dell’efficacia
delle azioni correttive
e preventive
implementate.
preventive implementate. |
X
X |
|
|
|
Fattore/ criterio 6 |
L’efficacia, l’appropriatezza, la sicurezza sono elementi essenziali
per la qualità delle cure e debbono essere
monitorati |
X |
|
|
|
Requisito 6.4 |
Strategie sistematiche di
comunicazione, formazione e sviluppo di
competenze |
X |
|
|
|
Campo d’applicazione |
Intera struttura sanitaria e singola
Unità Operativa Complessa |
X |
|
|
|
Fase 1:
Documenti di indirizzo e pianificazione |
a)
L’organizzazione
ha definito, formalizzato e diffuso politiche e procedure per la
partecipazione e il coinvolgimento dei pazienti ai processi di
gestione del
rischio clinico. |
X |
|
|
|
Fase
2:
Implementazione |
·
Vi è evidenza
dell’identificazione e dell’applicazione di soluzioni innovative per
la sicurezza in ambiti specifici di attività;
·
vi è evidenza
della produzione e
diffusione di buone pratiche;
·
vi è evidenza
dell’implementazione di un programma per lo sviluppo di competenze
specifiche per la analisi degli eventi
avversi;
·
vi
è evidenza
della
messa
in atto
di politiche
e procedure
per il coinvolgimento e la
partecipazione dei pazienti ai processi di gestione del rischio
clinico. |
X
X
X
X |
|
|
|
Fase
3:
Monitoraggio |
·
Vi è evidenza del
monitoraggio da parte della
Direzione dell’applicazione
delle buone pratiche e
delle soluzioni
innovative adottate per la
sicurezza in
ambiti specifici di attività;
·
vi è
evidenza della
valutazione periodica della
presenza di competenze
specifiche per
l’analisi degli
eventi avversi;
·
l’organizzazione
effettua il monitoraggio dell’applicazione
delle
procedure per
il coinvolgimento
dei pazienti e valuta il grado di partecipazione dei pazienti
ai processi di gestione del rischio
clinico. |
X
X
X |
|
|
|
Fase
4:
Miglioramento
della qualità |
a)
Sulla base delle
analisi effettuate e delle criticità riscontrate e sulla base delle
informazioni, la Direzione e i singoli dirigenti effettuano una
valutazione delle priorità ed individuano e implementano specifiche
azioni correttive e preventive; controllano, inoltre, che le azioni
intraprese abbiano raggiunto i risultati desiderati (vedi requisito
7.1). |
X |
|
|
|